IL MASSACRO DI MONTESOLE

“Questa è memoria di sangue, di fuoco, di martirio, del più vile sterminio di popolo, voluto dai nazisti di von Kesselring, e dai loro soldati di ventura, dell’ultima servitù di Salò, per ritorcere azioni di guerra partigiana.”

Salvatore Quasimodo
Epigrafe alla base del faro monumentale che sorge sulla collina di Miana, sovrastante Marzabotto

L’eccidio di Marzabotto è una storia di sangue e famiglie spezzate. Una serie di ritorsioni da parte delle truppe naziste, rastrellamenti, mitra puntati e sangue sulle aie. 770 le persone uccise, massacrate e crivellate dai proiettili tedeschi, di queste 216 bambini, il più giovane aveva solo 14 giorni. La serie di eccidi si susseguirono dal 29 settembre al 5 ottobre 1944 sul territorio di Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna. Non ci fu famiglia a non essere piagata da morte o fame in attesa degli alleati.
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LOFFI

LOFFI

Perde 14 famigliari nell’eccidio compiuto dai tedeschi, la sua casa data a fuoco, i corpi massacrati. I genitori, i fratelli, le nuore e il nipote appena nato. Morti sotto i colpi di mitragliatrice.

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NANNETTI

NANNETTI

Figlia di Nanetti Guido, uno dei 45 operai fucilati barbaramente a Botte di pioppo del Salvaro, racconta la storia di quando, bambina, è sfollata gravemente malata e l’eroismo della madre che ha rischiato la sua vita per salvare 40 persone.

Il 29 settembre mentre gli statunitensi avanzavano nell’Appennino bolognese fino a passo della Raticosa, si consumò una delle pagine più nere di tutta la guerra. Il 16º reparto corazzato di ricognizione delle SS (SS-Panzer-Aufklärung-Abteilung 16) comandato dal maggiore (Sturmbannführer) Walter Reder della 16ª SS-Panzergrenadier, diede il via all’operazione di annientamento della brigata partigiana Stella Rossa nell’area di monte Sole di cui ne fecero le spese oltre 770 civili inermi in quella che verrà ricordata nella storia come la strage di Marzabotto.

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