IL MASSACRO DI SANT’ANNA

‎“Ora che ho visto che cos’è la guerra, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: ‎ e dei caduti che facciamo? Perché sono morti? Io non saprei cosa rispondere. Non adesso almeno. ‎Non mi pare che gli altri lo sappiano. Poiché lo sanno unicamente i morti, soltanto per loro la guerra ‎è finita davvero.”

Cesare Pavese, La casa in collina

12 agosto 1944, 560 persone vengono barbaramente trucidate in un paese in provincia di Lucca, è Sant’Anna. Tra questi 130 bambini, crivellati e bruciati dall’esercito tedesco, rastrellati e ammazzati casa per casa. I corpi ammucchiati e bruciati, il sangue di intere famiglie versato. Vittime civili di un conflitto di cui non si sapeva, in quel paese, esattamente cosa fosse. L’eccidio visto dagli occhi di bambini, orfani, le sofferenze preziose di un ricordo che non deve essere cancellato.
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ENIO MANCINI

ENIO MANCINI

Nato nel 1938, aveva sei anni quando quel maledetto giorno del ’44 i tedeschi arrivarono a Sant’Anna. La sua famiglia si salva grazie ad un soldato tedesco, poco più che diciottenne, quegli spari in aria e i segni concitati delle mani che avevano un solo significato: “fuggite”.

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ENRICO PIERI

ENRICO PIERI

Sfollato a Sant’Anna insieme alla famiglia per sfuggire alla fame e alla guerra si trova a seppellire l’intera famiglia. Rastrellati e radunati insieme ai familiari che li ospitavano, i proiettili che colpivano, gli uomini che facevano da scudo e la pila di corpi, ammassati. Aveva 10 anni e si è ritrovato orfano osservando i corpi dei genitori bruciare.

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MARIO MARSILI

MARIO MARSILI

Il fuoco e i colpi di mitra li ricorda fin troppo bene, li ha impressi sul corpo, sull’intera schiena. Perde tutta la famiglia, osservando la scena dietro la porta in fiamme in cui la madre lo aveva nascosto. E quei suoi ultimi momenti in cui questa donna, crivellata e ferita, nella stalla in fiamme lancia contro un soldato l’unica arma che aveva, uno zoccolo, per non far scoprire il figlio piccolo dai tedeschi.

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LE VITTIME DI SANT'ANNA

LE VITTIME DI SANT'ANNA

560 persone, donne e uomini, famiglie. 130 bambini massacrati. Vittime civili di un conflitto insensato. Un crimine atroce, una ritorsione sulla popolazione, su famiglie contadine radunate nelle piazze, nei casolari e nelle stalle. Trucidati a colpi di mitragliatrice, pistole contro inermi. Il sangue di Sant’Anna.

Tra l’autunno del 1943 e quello del 1944, settant’anni or sono, la Toscana fu investita in pieno dalla guerra. Per i tedeschi divenne cruciale come serbatoio di risorse e transito di materiali e truppe per il fronte meridionale, oltreché caposaldo da difendere per approntare la Gotica e impedire uno sbarco alle spalle del fronte. Per ragioni speculari, anche gli Alleati aggredirono massicciamente la Toscana, bombardando a tappeto l’area costiera, le vie di comunicazione e le maggiori infrastrutture. Da Arezzo a Livorno, numerosi centri subirono distruzioni ingenti, migliaia di morti e decine di migliaia di famiglie costrette a sfollare.

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