I PICCOLI MARTIRI DI GORLA

“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo.”

Anna Frank

Il 20 ottobre del 1944 gli Alleati avevano intenzione di colpire alcuni stabilimenti ancora completamente attivi nei dintorni di Milano, ma per una serie di errori e malfunzionamenti il terzo gruppo di bombardieri sganciò le bombe nelle zone residenziali di Turro e Precotto causando in totale 614 morti.
L’episodio più tragico fu la caduta di una bomba nella tromba delle scale della scuola elementare “Francesco Crispi” nel quartiere milanese di Gorla che provocò 204 morti, sia bambini che personale scolastico.
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MARIA LUISA RUMI

MARIA LUISA RUMI

Maria Luisa Rumi ricorda che il 20 ottobre del 1944 c'era un gruppetto di ragazzi davanti alla scuola e tra questi era presente suo fratello. I ragazzi ridevano e scherzavano ma a un certo punto esclamarono ``Vengono giù dei bigliettini!``.
Maria Luisa racconta che la polvere sollevata dalle macerie formava una fitta nebbia che, illuminata dalla luce del sole, creava uno scenario ultraterreno. Lei e suo fratello si salvarono, ma i suoi cuginetti Gabriella e Aldo morirono nel bombardamento.

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GIANCARLO NOVARA

GIANCARLO NOVARA

Giancarlo Novara aveva 7 anni e mezzo e faceva la terza elementare. Ricorda che il 20 ottobre era una splendida giornata, si era preparato per andare a scuola che distava da casa sua solo 300 metri. Verso le 11:15 suonò l'allarme e i bambini vennero disposti per scendere nei rifugi, ma poco dopo venne suonato il 'cessate allarme'. La segretaria decise di fermare i bambini, ma proprio in quel momento cadde la bomba. L'ordigno finì nella tromba delle scale e fece esplodere la cantina. Giancarlo perse i sensi e si risvegliò dopo 5 giorni all'ospedale.

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UGO ZAMBONI

UGO ZAMBONI

Ugo Zamboni nel bombardamento perse il fratello Andrea che aveva 9 anni e frequentava la quarta elementare. Ugo si trovava a casa con la nonna, che sentito l'allarme gli gridò di scappare e di rifugiarsi sotto un grande ciliegio.
Il bambino, invece, andò a nascondersi dietro a un pilastro della casa e la nonna lo seguì. La sua disobbedienza salvò loro la vita,: dopo il bombardamento al posto dell'albero rimase solo un'enorme buca.

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SERGIO FRANCESCATTI

SERGIO FRANCESCATTI

Quando scoppiò l'allarme, Sergio e i suoi compagni cominciarono a scappare, giunto a metà rampa sentì un brivido di freddo e si rese conto di aver dimenticato il soprabito: tornò indietro per prenderlo. Il tempo che impiegò per tentare di recuperarlo gli consentì così di salvarsi. Nel momento in cui aprì la porta per scappare via cadde la bomba, che lo catapultò fuori dalla scuola.

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GRAZIELLA GHISALBERTI

GRAZIELLA GHISALBERTI

Quella mattina Graziella vide gli aerei arrivare e insieme ad altre due o tre bambine andò verso l'ingresso della scuola con l'intenzione di andare nel rifugio. La maestra Gazzina glielo impedì e Graziella corse via per andare a nascondersi nell'ingresso di una casa, ma cadde senza riuscire a rialzarsi. La custode, sentendo le sue urla aprì, la portò dentro e le fece mettere la cartella in testa per proteggersi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale Milano fu la città dell’Italia settentrionale maggiormente colpita dai bombardamenti da parte degli Alleati. I primi rifugi antiaerei erano sostanzialmente le cantine degli edifici, attrezzate con materiale di pronto soccorso, acqua e viveri.
Il sistema di allerta della popolazione prevedeva due allarmi da parte delle sirene antiaeree: il piccolo allarme che avvisava la popolazione dell’arrivo sulla regione di forze aeree nemiche, dato con circa 30 minuti di anticipo sull’attacco previsto, e il grande allarme che avvisava dell’effettivo ingresso nello spazio aereo cittadino dei velivoli nemici e precedeva di pochi minuti l’arrivo delle bombe. Il cessato allarme veniva nuovamente segnalato dalle sirene.

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