“Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.”
Gianni Rodari
Il 4 luglio 1944 questo piccolo paese in provincia di Arezzo divenne il teatro di una tragedia: le truppe naziste irruppero nelle case dei civili, prelevarono gli uomini di ogni famiglia e li freddarono a colpi di mitragliatrice nel cimitero. Anche il parroco, nel tentativo di fermare l’azione, rimase vittima del massacro. Coloro che sopravvissero all’accaduto si salvarono nascondendosi o scappando dal paese.
In quel triste giorno, 84 uomini persero la vita.
EMILIO POLVERINI
EMILIO POLVERINI
Da ragazzo era solito trovarsi con i suoi amici nel punto più alto di Castel Nuovo per osservare le bombe che venivano gettate sulla ferrovia. Suo padre, uno dei minatori del paese, si fece catturare volontariamente dai tedeschi per evitare che appiccassero fuoco alla casa credendolo un partigiano.
ALDO DINI
ALDO DINI
Verso le sei del mattino di quella tragica giornata, la madre irruppe nella sua stanza per svegliarlo e avvertirlo dell’arrivo dei tedeschi. Nel tentativo di trovare rifugio nella piazza del paese, incapparono in un piccolo gruppo di tedeschi: riuscì a salvarsi, scappando dal muretto del giardino di un’abitazione accanto.
Tra l’autunno del 1943 e quello del 1944, settant’anni or sono, la Toscana fu investita in pieno dalla guerra. Per i tedeschi divenne cruciale come serbatoio di risorse e transito di materiali e truppe per il fronte meridionale, oltreché caposaldo da difendere per approntare la Gotica e impedire uno sbarco alle spalle del fronte. Per ragioni speculari, anche gli Alleati aggredirono massicciamente la Toscana, bombardando a tappeto l’area costiera, le vie di comunicazione e le maggiori infrastrutture. Da Arezzo a Livorno, numerosi centri subirono distruzioni ingenti, migliaia di morti e decine di migliaia di famiglie costrette a sfollare.
