ROMA CITTÀ’ OCCUPATA

“Noi lottiamo per una cosa che deve venire, che non può non venire. Forse la strada sarà un po’ lunga e difficile, ma arriveremo e lo vedremo un mondo migliore, e lo vedranno soprattutto i nostri figli, Marcello, e lui, quello che aspettiamo. Per questo non devi avere paura, mai Pina. Qualunque cosa succeda. Vero?” 

Roma città aperta, dialogo tra Francesco e Pina

Marzo 1944. Due volti della resistenza, due storie di italiani nel clima oppressivo della Roma occupata. Teresa Gullace: madre, moglie e Pilo Albertelli: docente di storia e filosofia e fondatore del Partito d’Azione, da sempre in prima linea per la lotta al fascismo. L’esigenza del ricordare si palesa, emerge dal vissuto personale, dall’impegno politico, dai volti di chi ricorda.
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TERESA GULLACE

TERESA GULLACE

Cittanova, 8 settembre 1907 – Roma, 3 marzo 1944, è stata una donna italiana uccisa dai soldati nazisti durante l'occupazione di Roma, freddata da un colpo di pistola mentre tentava di parlare al marito prigioniero dei tedeschi. La sua morte ebbe una notevole eco nella città e la sua figura divenne ben presto un simbolo della resistenza romana; la sua vicenda venne inoltre ripresa dal regista Roberto Rossellini nel film Roma città aperta.
Medaglia d'oro al valore civile.

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UMBERTO GULLACE

UMBERTO GULLACE

Figlio di Teresa Gullace e testimone oculare dell’intera vicenda e simbolo di una generazione piagata dalla guerra. Racconta, al di la della resa cinematografica della vicenda, l’episodio più celebre dell’occupazione di Roma.

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PILO ALBERTELLI

PILO ALBERTELLI

Pilo Albertelli, Parma, 30 settembre 1907 – Roma, 24 marzo 1944, è stato un insegnante e partigiano italiano; Nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione, nonché svolse anche un'intensa e audace opera di organizzazione delle formazioni ``Giustizia e Libertà`` sin dall'occupazione nazista del 10 settembre 1943 e fu membro del Comitato Militare del Corpo volontari della libertà.

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GUIDO ALBERTELLI

GUIDO ALBERTELLI

Figlio di Pilo Albertelli, vive in prima persona la violenza del periodo di Roma occupata, l’incarcerazione del padre, i suoi tentativi di suicidio per sottrarre la famiglia alla follia nazista e il ricordo politico dell’eredità culturale di Pilo.

Il Lazio fu certamente tra le regioni italiane più segnate dal passaggio della guerra. Due fronti aperti – quello della Linea Gustav“ sul Garigliano e quello di Anzio/Nettuno – sui quali si svolgono intensi combattimenti, l‘altissima concentrazione di truppe, in primo luogo tedesche, la martellante attività aerea alleata, le evacuazioni forzate e le difficoltà di approvvigionamento, requisizioni e repressione antipartigiana travagliano la vita della popolazione di questa regione. La presenza tedesca fu particolarmente consistente. Una intera armata, la 14a, forte di 145000 uomini, e buona parte dei 174000 della 10a armata erano dislocati sul suo territorio.

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