L’INFERNO DI LA SPEZIA

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.

Primo Levi

Durante la Seconda Guerra Mondiale La Spezia fu una delle città più colpite dai bombardamenti. Nella primavera del ‘43 due massicci attacchi causarono la distruzione quasi totale della città. In questi frangenti l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra fu di vitale importanza per tutti quei bambini che si trovavano in condizioni disagiate e che avevano subito mutilazioni a causa dei bombardamenti o dell’esplosione accidentale di ordigni.
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GIUSEPPE RICCI

GIUSEPPE RICCI

Nel 1943 Giuseppe aveva 18 anni e con la famiglia viveva a Le Grazie, una frazione del comune di Porto Venere, a una decina di chilometri da La Spezia. Ogni giorno si recava in città via mare servendosi del vaporetto ``Unione operaia``. All'una e quaranta del 19 aprile furono sganciate sul porto di La Spezia numerose mine, una di queste colpì il vaporetto su cui viaggiava Giuseppe. Miracolosamente venne sollevato da quattro braccia robuste e trasportato su un motoscafo insieme a un altro passeggero. Pochi istanti dopo vide il vaporetto affondare.

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CESARE CORBANI

CESARE CORBANI

Cesare e la sua famiglia si trovavano in una casa in affitto sulle colline di San Terenzio, improvvisamente la famiglia dei proprietari, i genitori con i loro quattro figli, si trasferirono da loro senza avvisare, inoltre si aggregò un militare fuggito. Un giorno giunse un nipote dei proprietari insieme a uno zio portando con sé uno strano oggetto con le alette nella parte posteriore. Cesare stava aspettando la madre sull'ingresso di casa quando a un certo punto il ragazzo gli lanciò l'oggetto in mano. Si trattava di una bomba che causò una forte esplosione da cui schizzarono numerose schegge, alcune colpirono anche Cesare in vari punti di una gamba. Per fortuna in seguito Cesare fu accolto dal Collegio dei Mutilatini di Don Gnocchi a Torino dove si diplomò.

Pesanti e ripetuti sono i bombardamenti aerei che la città di Genova e la regione subiscono durante il conflitto, pagando un prezzo tra i più alti in Italia di sangue e rovine. Nelle montagne dell’Appennino si organizzano i Resistenti, che insieme ai piemontesi da una parte e agli emiliani dall’altra, combattono per un’Italia diversa. Il 25 aprile Genova ottiene, unica fra le città italiane, la resa degli occupanti alle forze della Resistenza, liberandosi da sola.

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